Listen "Sindrome di Usher: risultati incoraggianti da una terapia genica sviluppata al Tigem"
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Sono stati presentati a luglio, presso la Sala conferenze del Rettorato dell’ateneo Vanvitelli a Napoli, gli esiti di una cura sperimentale che fa regredire la rara malattia della retina, finora incurabile: il primo caso trattato, un uomo di 38 anni, ha riportato dopo dodici mesi un miglioramento sostanziale della vista. Resi noti anche i dati preliminari su altri sette pazienti italiani, che confermano sicurezza e tollerabilità dell’approccioUna nuova terapia genica sperimentale sviluppata presso il Tigem, l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina di Pozzuoli, ha mostrato risultati clinici incoraggianti in pazienti affetti da Sindrome di Usher di tipo 1B, una rara malattia genetica che provoca sordità alla nascita e perdita progressiva della vista. «I primi dati, presentati a un anno dall’avvio dello studio clinico, indicano un miglioramento significativo della capacità visiva in assenza di eventi avversi gravi - si legge in una nota pubblicata sul sito di Fondazione Telethon, la quale sostiene da oltre dieci anni il lavoro dei ricercatori del Tigem che ha portato a questo approccio innovativo, con l’obiettivo di rendere disponibili trattamenti concreti per patologie genetiche rare finora considerate non affrontabili con la terapia genica tradizionale - La cura è stata somministrata per la prima volta al mondo presso la Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli, centro capofila della sperimentazione. Il primo paziente trattato, un trentottenne, ha riportato dopo dodici mesi un miglioramento sostanziale della vista, sia da vicino sia da lontano, anche in condizioni di scarsa illuminazione». L’uomo, spiega il comunicato, ha dichiarato di riuscire a riconoscere ora i volti, vedere le corsie del magazzino dove lavora, leggere i sottotitoli in tv. «Non è solo vedere meglio, è ricominciare a vivere», ha raccontato il paziente. «La sindrome di Usher di tipo 1B è causata da mutazioni del gene MYO7A, troppo grande per essere trasportato dai vettori virali comunemente impiegati nella terapia genica - prosegue la nota - Per superare questa limitazione tecnica, i ricercatori del Tigem hanno sviluppato una piattaforma innovativa basata su un sistema a doppio vettore: due virus modificati trasportano ciascuno metà del gene, permettendo alla cellula di ricombinare le informazioni e produrre una versione completa e funzionante della proteina mancante». La terapia genica è già una realtà per diverse malattie rare, ma restano limiti tecnologici da superare, ha affermato Alberto Auricchio, direttore del Tigem e responsabile scientifico di AAVantgarde Bio, azienda biotech sponsor dello studio clinico nata grazie a un primo finanziamento del fondo Sofinnova-Telethon. «La nostra piattaforma consente di estendere questa possibilità anche a patologie causate da geni di grandi dimensioni», ha spiegato l’esperto. Il trattamento avviene tramite un intervento in anestesia generale, durante il quale i vettori vengono iniettati sotto la retina. «L’intervento non è particolarmente invasivo e l’effetto sull’acuità visiva può manifestarsi già dopo poche settimane - ha spiegato Francesca Simonelli, responsabile del Centro di Terapie Avanzate Oculari dell’ateneo Vanvitelli.
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