Listen "La spiritualità al Guggenheim"
Episode Synopsis
L’assistente curatore David Horowitz e il responsabile dei Programmi pubblici Alan Siese parlano della fondazione del museo come di un “tempio dello spirito” e di artisti i cui lavori intendono esplorare la spiritualità, come Hilma af Klint, Mark Rothko e Danh Vo.
Transcript
Narrator: Salve e benvenuti a "Guggenheim dalla A alla Z."
Quando Hilla Rebay, cofondatrice e prima direttrice del Guggenheim Museum, commissionò all’architetto Frank Lloyd Wright la costruzione di una sede permanente per quello che all’epoca era noto come Museo dell’arte non-oggettiva, voleva che fosse un “tempio dello spirito”. La sua idea era che i visitatori potessero vivere un’esperienza profondamente trasformativa, in grado di portarli a uno stato d’animo trascendente. Questa eredità è stata portata avanti da molti degli artisti moderni e contemporanei che hanno esposto le loro opere al Guggenheim, da Hilma af Klint, a Mark Rothko, Robert Mapplethorpe, Wifredo Lam, Danh Vo e altri.
In questo episodio il curatore David Horowitz e uno degli addetti ai programmi per il pubblico Alan Seise discutono del ruolo profondo che la spiritualità ha avuto nella filosofia iniziale del museo e di come l’arte con finalità spirituali continui a essere al centro delle mostre del Guggenheim.
Alan Seise: Mi chiamo Alan Seise. In qualità di responsabile dei programmi per il pubblico produco eventi per il museo, eventi dal vivo che vanno dalle conferenze accademiche e dai simposi, alle proiezioni di film, spettacoli, concerti, tour, in pratica qualsiasi cosa che richieda la presenza di qualcuno in un momento specifico.
David Horowitz: Il mio nome è David Horowitz. Sono un assistente curatore del museo. Mi occupo sia della collezione, sia delle mostre.
Credo che buona parte delle opere d’arte realizzate nella storia dell’umanità possa essere considerata in qualche modo di carattere religioso. Le opere vengono realizzate in funzione di un sistema di credenze soprannaturali e di solito sono associate a un sistema di credenze specifico. Credo che una delle particolarità del periodo più moderno, che è lo stesso al quale ci riferiamo quando parliamo di arte moderna e contemporanea, sia che per molte persone è necessario allontanarsi da un credo religioso specifico e orientarsi verso un credo spirituale. Le persone sono interessate alle cose che hanno a che fare con la religione, senza necessariamente aderire al sistema di credenze specifico di una determinata fede.
È un tema che si ripropone più volte e che è importante per noi del Guggenheim.
Seise: È vero, sono d’accordo. Mentre mi accingevo ad iniziare questa conversazione pensavo all’arte spirituale come a una qualsiasi forma d’arte che si confronta con quello che potremmo chiamare l’anima o l’essenza di un essere umano.
Horowitz: Prima dicevo che la spiritualità è importante per il museo, ma in realtà avrei dovuto dire che è importante per la storia del museo. Le nuove forme di spiritualità, e soprattutto la teosofia, l’antroposofia, il rosacrocianesimo, interessavano Hilla Rebay, che fu la prima direttrice del museo e la persona che riuscì a convincere Solomon R. Guggenheim a collezionare arte moderna. E così il suo interesse per un particolare tipo di astrazione di matrice spirituale, in particolare per l’opera di Kandinsky, ha realmente plasmato i primi anni del Guggenheim e ci ha praticamente tracciato la via.
at guggenheim.org/audio
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Narrator: Salve e benvenuti a "Guggenheim dalla A alla Z."
Quando Hilla Rebay, cofondatrice e prima direttrice del Guggenheim Museum, commissionò all’architetto Frank Lloyd Wright la costruzione di una sede permanente per quello che all’epoca era noto come Museo dell’arte non-oggettiva, voleva che fosse un “tempio dello spirito”. La sua idea era che i visitatori potessero vivere un’esperienza profondamente trasformativa, in grado di portarli a uno stato d’animo trascendente. Questa eredità è stata portata avanti da molti degli artisti moderni e contemporanei che hanno esposto le loro opere al Guggenheim, da Hilma af Klint, a Mark Rothko, Robert Mapplethorpe, Wifredo Lam, Danh Vo e altri.
In questo episodio il curatore David Horowitz e uno degli addetti ai programmi per il pubblico Alan Seise discutono del ruolo profondo che la spiritualità ha avuto nella filosofia iniziale del museo e di come l’arte con finalità spirituali continui a essere al centro delle mostre del Guggenheim.
Alan Seise: Mi chiamo Alan Seise. In qualità di responsabile dei programmi per il pubblico produco eventi per il museo, eventi dal vivo che vanno dalle conferenze accademiche e dai simposi, alle proiezioni di film, spettacoli, concerti, tour, in pratica qualsiasi cosa che richieda la presenza di qualcuno in un momento specifico.
David Horowitz: Il mio nome è David Horowitz. Sono un assistente curatore del museo. Mi occupo sia della collezione, sia delle mostre.
Credo che buona parte delle opere d’arte realizzate nella storia dell’umanità possa essere considerata in qualche modo di carattere religioso. Le opere vengono realizzate in funzione di un sistema di credenze soprannaturali e di solito sono associate a un sistema di credenze specifico. Credo che una delle particolarità del periodo più moderno, che è lo stesso al quale ci riferiamo quando parliamo di arte moderna e contemporanea, sia che per molte persone è necessario allontanarsi da un credo religioso specifico e orientarsi verso un credo spirituale. Le persone sono interessate alle cose che hanno a che fare con la religione, senza necessariamente aderire al sistema di credenze specifico di una determinata fede.
È un tema che si ripropone più volte e che è importante per noi del Guggenheim.
Seise: È vero, sono d’accordo. Mentre mi accingevo ad iniziare questa conversazione pensavo all’arte spirituale come a una qualsiasi forma d’arte che si confronta con quello che potremmo chiamare l’anima o l’essenza di un essere umano.
Horowitz: Prima dicevo che la spiritualità è importante per il museo, ma in realtà avrei dovuto dire che è importante per la storia del museo. Le nuove forme di spiritualità, e soprattutto la teosofia, l’antroposofia, il rosacrocianesimo, interessavano Hilla Rebay, che fu la prima direttrice del museo e la persona che riuscì a convincere Solomon R. Guggenheim a collezionare arte moderna. E così il suo interesse per un particolare tipo di astrazione di matrice spirituale, in particolare per l’opera di Kandinsky, ha realmente plasmato i primi anni del Guggenheim e ci ha praticamente tracciato la via.
at guggenheim.org/audio
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